"Al cuore non si comanda", recita un vecchio proverbio; "e allo stomaco
nemmeno", aggiungo io...
Mi scuso con i miei 25 lettori per questo inizio così squallido, ma non ho
trovato niente di gastronomicamente più adatto, quindi accontentatevi!
Bene, l'inizio è fatto. Come proseguire?
Visto che oggi la mancanza di idee
mi perseguita, mi limito a riportare il menù dei 4 giorni di campo:
Giovedì: pastasciutta alla carbonara, wurstel, hamburger, verdure varie,
affettati vari, frutta varia, bevande varie
(insomma, avevamo un'alimentazione varia...)
Venerdì: non ricordo.
Sabato: vedi venerdì.
Domenica: vedi sabato.
A dire la verità, c'è una cosa che mi ricordo degli ultimi 3 giorni: le
buonissime polpette (da notare la sottile ironia nelle mie parole) preparate
da non so chi (e anche se lo sapessi non potrei dirlo, pena la mia
incolumità personale...).
A questo punto la domanda nasce spontanea: ma perché questo def..., ops,
l'autore di questo articolo si ricorda solo i pasti di giovedì? Semplice,
perché io sono stato di turno in cucina solo quel giorno, e vi assicuro che
è stato più che sufficiente: non erano passati nemmeno 5 minuti e
"zacchete!", mi sono tagliato un dito mentre stavo tranquillamente tagliando
il pane.
Non oso pensare cosa sarebbe successo se fossi stato di turno anche i giorni
successivi; probabilmente ora sarei qui senza mani, questo articolo sarebbe
stato scritto da qualcun altro e forse sarebbe anche stato meglio così (non
meglio che io fossi rimasto senza mani, ma meglio che qualcun altro avesse
scritto questo articolo al posto mio...).